domenica 18 gennaio 2015
TERRORISMO RELIGIOSO: E' ALLARME IN TUTTA EUROPA SECONDO RAPPORTO 2014 EUROPOL
Operazioni anti terrorismo sono in corso in tutta Europa. All'alba oltre 200 agenti della polizia tedesca hanno effettuato perquisizioni e controlli contro sospette cellule islamiste a Berlino. Due gli arresti. Dopo l'operazione di ieri in Belgio , nella quale sono stati uccisi due sospetti jihadisti, perquisizioni e decine di fermi sono stati compiuti dalla polizia francese in relazioni agli attentati della scorsa settimana. Stamani la Gare de l'Est, a Parigi, è stata evacuata per due pacchi sospetti.
L'Europol, l'organo di investigazione dell'Unione, aveva già segnalato nel suo ultimo rapporto sul terrorismo, pubblicato alla fine del 2014, i rischi per l'Europa legati alle nuove cellule terroristiche collegate ad Al Qaeda e all'Isis. I fondamentalisti islamici grazie ai conflitti in Siria e Iraq hanno reclutato migliaia di giovani combattenti pronti al sacrificio. Un martirio che sono disposti a portare dentro i nostri confini una volta tornati dal fronte siriano.
Nel documento di 60 pagine gli investigatori parlano anche dell'Italia. Qui il pericolo porta la sigla "Ansar al Sharia": «Un'organizzazione terroristica presente in Tunisia vicino ad Al Qaeda Magreb» si legge nel documento di Europol, che precisa: «Alcuni dei suoi membri sono già stati condannati per terrorismo in Italia, e inoltre si ritiene che questo gruppo mantenga stabili contatti con le reti jihadiste in Libia, Siria, così come non si esclude un possibile ritorno in Italia». Ansar al Sharia ha organizzato l'attentato dell'11 settembre 2012 a Bengasi in cui morì l'ambasciatore americano. E i suoi leader sono molto legati all'Italia come raccontato in un intervista.
La task force antiterrorismo fa il punto sulle brigate del terrore, non solo islamiche, nei vari stati membri. E i numeri non sono incoraggianti. La Francia è il primo Paese per numero di attacchi terroristici nel corso del 2013. Sono 63, e la cifra comprende sia quelli concretizzati sia quelli sventati. Gli arrestati in tutto per tali reati sono stati 225. A seguire c'è l'Inghilterra, con 35 attacchi e 77 persone finite in manette. Al terzo posto la Spagna, con 33 attentati riusciti e bloccati, e 90 arresti. Al quarto la Grecia e infine l'Italia, con 7 azioni terroristiche e 14 arresti. Questi numeri comprendono la violenza di varie matrici: dall'estrema destra ai gruppi separatisti, che fanno registrare il maggior numero di azioni, fino al terrorismo islamico, al quale Europol dedica un focus nel dossier.
Nelle statistiche allegate al rapporto però c'è una sproporzione tra il numero di arresti per terrorismo religioso, principalmente islamico, che in Francia nel solo 2013 è di 143, e il numero di attacchi di matrice islamista che non viene indicata. Tuttavia, si legge nel documento, in alcuni episodi conteggiati e inseriti nella categoria “non specificati” è evidente il collegamento con gli ambienti dell'Islam radicale.
«Un significativo incremento si registra negli arresti per terrorismo di ispirazione religiosa» prosegue, «si è passati infatti dai 159 sospetti tratti in arresto nel 2012 ai 216 nel 2013». E sono cresciuti anche le indagini per il reclutamento e il viaggio degli aspiranti combattenti verso le zone di guerra, in particolare la Siria. In ogni Paese insomma le procure indagano a tutto spiano per monitorare i giovani europei che partono con l'obiettivo di arruolarsi nell'Isis, per addestrarsi e poi tornare nei territori di origine dove continuare la guerra santa.
A marzo dell'anno scorso per esempio in una casa a Marignane, cittadina della Costa Azzurra, sono state trovate armi ed esplosivi. L'abitazione era di un sospettato di terrorismo che insieme ad altri tre complici si stava preparando a commemorare con un'azione violenta l'anniversario dell'attacco di Mohamed Merah, il lupo solitario che a Tolosa l'anno prima aveva ucciso sette persone, tre militari e quattro civili davanti alla scuola ebraica della cittadina francese. Tra le vittime anche tre bambini.
L'emulazione gioca un ruolo fondamentale in alcuni casi. In altri è l'appartenenza al circuito internazionale che permette la pianificazione nei minimi particolari, in quest'ultimo caso quindi si tratta di propri e veri affiliati: come nel caso di tre ragazzi finiti in manette perché sospettati dell'attacco a colpi di granate alla macelleria ebraica di Parigi nell'ottobre 2012. Durante le perquisizioni i detective francesi hanno trovato materiale informativo che indicava la presenza di una vera e proprio cellula strutturata. Europol segnala anche un altro fatto: la possibilità che alcuni membri di quel gruppo siano fuggiti in Siria. Proprio come Hayet Boumadienne, la moglie di Amedy Coulibaly, l'attentatore del supermercato Kocher.
E sempre a marzo 2013, questa volta in Germania, un gruppo che si rifaceva al movimento salafista è stato bloccato dalla polizia prima che portasse a compimento l'omicidio di un esponente dell'estrema destra. Gli analisti di Europol poi elencano diverse operazioni effettuate tra Francia, Spagna e Italia, che hanno smantellato una rete di reclutamento di giovani islamisti da utilizzare nelle zone di guerra.
Nella regione di Parigi per esempio gli inquirenti accusano quattro persone di arruolare militanti per conto di Al Qaeda impegnata nelle guerre in Mali e nella regione del Sahel. Tra giungo e settembre 2013 invece nove reclutatori sono stati identificati in Spagna: il loro compito era agganciare volontari per combattere per il grande Califfato nero. E in parte ci sono riusciti, tanto che, scrive Europol, sono partiti in 12 e molti dei quali sono morti in attacchi suicidi.
Anche in Italia c'è chi fa propaganda. Per questo è finito agli arresti un marocchino appartenente al movimento Sharia4, un network con base in Belgio. Dal suo sito faceva proselitismo e indicava i possibili obiettivi da colpire nel nostro Paese, oltre che intercettare possibili volontari per la Siria. Quelli individuati da Europol e dalle singole polizie degli Paesi membri sono organizzazioni liquide, i cui affiliati sono distribuiti a macchia di leopardo nei singoli Stati europei. Per questo ancora più difficile da colpire. Oltretutto i fondamentalisti creano delle reti di cooperazione con la malavita locale: ai boss della mala chiedono documenti falsi, armi, o droga per finanziare la cellula.
La propaganda si fa sia in maniere tradizionale, ma, come si legge nel rapporto, è sempre più diffuso il reclutamento su internet grazie ai social network. Su Twitter esistono centinaia di profili di fanatici dell'Isis o sedicenti tali. La foto è rigorosamente la bandiere nera con la scritta bianca.
Nel dossier vengono segnalati inoltre alcuni siti di riferimento della galassia jhiadista. «Spesso utilizzano il sistema Tor(permette la navigazione anonima ndr) e hanno progettato programmi come 'Mujahideen Secrets' e 'al-Asrar Dardashah' e chat private quali Paltak».
C'è poi un passaggio del rapporto che sembra una previsione di quanto sarebbe accaduto a Parigi il 7 gennaio. «Gli individui e i gruppi che hanno viaggiato dalla UE in altre parti del mondo a fini terroristici rappresentano una maggiore minaccia per tutti gli Stati membri». Perché quando ritornano non si può escludere che l'intento sia quello di colpire gli “infedeli” in occidente. «Nei territori in cui si combatte la Jhiad» segnalano i detective «sono stati probabilmente ulteriormente radicalizzati e hanno acquisito le competenze e i contatti per consentire attività terroristiche future. Così essi possono anche cercare di istituire cellule e assumere il comando di queste nelle comunità di riferimento».
Insomma dopo l'esperienza di lotta sul campo, diventano leader , migliorando così ulteriormente la loro capacità di incoraggiare gli altri. L'esperienza diventa una garanzia per chi vuole intraprendere il percorso del martirio. I viaggi verso le terre promesse della Jhiad seguno rotte precise. E una riguarda l'Italia da vicino. Molti volontari infatti si imbarcano sulle navi di linea che collegano Ancona, Bari, Brindisi alla Grecia, altra meta di transito degli aspiranti combattenti.
Fonte;L'Espresso.it
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