ABORTO FAI DA TE,IL KIT SI ACQUISTA ON LINE UN BUSINESS SULLA PELLE DELLE DONNE
Aumentano i siti che vendono farmaci per l'interruzione di
gravidanza. Poche domande, anonimato garantito, prezzi scontati. E
immani rischi per la salute. Nonostante la legge 194 sia in vigore da quasi 40 anni, interrompere una
gravidanza in Italia è ancora molto difficile.
A pubblicizzare il prodotto c’è una bella dottoressa bionda, avvolta da
un camice bianco, che sfodera un sorriso smagliante. Sembra dirti: “Non
avere paura”. La paura, in effetti, passa mano a mano che si scorrono
le rassicuranti spiegazioni mediche sulla homepage del sito. Sono
scritte in inglese, ma non occorre aver studiato a Oxford per capirne il
senso: “Niente rischi medici, niente complicazioni, niente conseguenze
future”. E soprattutto: “Privacy più assoluta”. Quindi basta scegliere
la quantità (poche singole pillole o un’intera confezione), digitare il
numero della propria carta di credito e fornire un indirizzo. Et voilà:
per meno di 180 euro, entro cinque giorni lavorativi, ben nascosto in un
anonimo pacchetto, eccoti servito il kit per l’aborto. Più facile che
bere un bicchier d’acqua.
La prima a lanciare l’allarme sul fenomeno è stata la Procura di Genova.
Che nel 2013 ha avviato tre inchieste parallele e che cinque mesi fa ha
arricchito i propri fascicoli con la testimonianza di Francesca, nome
di fantasia di una studentessa di 17 anni, ricoverata all’ospedale San
Martino per via di alcuni anomali e prolungati sanguinamenti. La liceale
ha raccontato ai medici che era colpa delle mestruazioni,
particolarmente dolorose e abbondanti. Davanti a un’ecografia, però, la
verità è venuta a galla: ingoiando nove compresse di Cytotec in 24 ore
il suo utero si era contratto fino a collassare in una lenta emorragia
interna. I medici le hanno salvato la vita per un soffio.
Contemporaneamente, indagini simili su aborti definiti “spontanei” sono
spuntate anche a Torino e a Pescara. Dove il comune denominatore, oltre
alla giovane età delle protagoniste, è un medicinale: il Cytotec,
appunto. Un farmaco per combattere l’ulcera composto da Misoprostolo dal
costo di circa 14 euro a scatola che, se assunto in dosi massicce,
provoca il distaccamento del feto dalla placenta e quindi la sua
espulsione. In parole povere: un aborto.
Ormai è un dato di fatto: nonostante la legge 194 sia in vigore da quasi
40 anni, interrompere una gravidanza in Italia è ancora molto
difficile. Lo dimostrano le cifre, lo raccontano le storie e lo ha messo
per iscritto il Consiglio d’Europa, che di recente ha condannato il
nostro Paese per non aver rispettato il diritto alla salute delle donne
che vogliono interrompere la gravidanza.
E quindi il piano B si chiama “aborto fai-da-te”. Una versione rivista e
corretta delle mammane – senza l’utilizzo di ferri chirurgici – alla
quale non ricorrono solamente le donne straniere non in regola con i
documenti che sono terrorizzate all’idea di rivolgersi a un consultorio o
a un ospedale. Ma anche moltissime italiane. Che sperano così di
accelerare i tempi e semplificare le cose. A loro rischio e pericolo.
Perché questi farmaci - loro malgrado - sono andati ad alimentare un
incontrollabile mercato nero e un floridissimo business su internet. Un
mare magnum in bilico fra il lecito e l’illecito in cui sono a
disposizione flaconi e pastiglie che in Italia sono vietati senza
ricetta medica. E che – è il caso del Cytotec – vengono utilizzati per
scopi diversi rispetto alla loro funzione originaria. Ma non solo. Sul
web è disponibile anche il Mifepristone, un principio attivo che
contrasta l’ormone della gravidanza. Quella che viene comunemente
chiamata pillola abortiva, la RU486. Che in questo caso viene
comodamente acquistata con un click senza passare per consultori,
ginecologi, eventuali obiettori di coscienza e quindi assunta senza
assistenza medica.
Questo nonostante le case farmaceutiche produttrici (nel caso del
Cytotec, la Pfizer) elenchino sul foglietto illustrativo, nel pieno
rispetto delle regole, indicazioni ed effetti collaterali. Fra quelli
del Cytotec - che può essere venduto solo su ricetta medica non
ripetibile - c’è il fatto di essere particolarmente rischioso per le
donne in gravidanza.
VUOI IL KIT? PAGA SUBITO
I siti stranieri che commerciano questi medicinali sono a centinaia e in
continuo aumento. Basta andare su Google e digitare “buy Cytotec”,
“self induced abortion” o semplicemente “abortion kit”. Il motore di
ricerca in pochi secondi mette in fila una lista di siti, alcuni sono
addirittura in evidenza perché vendono le pastiglie più a buon mercato
di altri. Molti di questi sono tradotti in italiano.
Uno dei più popolari è abortionpillrx.com. La grafica è chiara: si può
scegliere fra 16 diversi prodotti per il “controllo delle nascite”. In
cima alla lista campeggia il kit per l’aborto. Che comprende dosi di
pastiglie di entrambi i principi attivi: misoprostolo e mifepristone.
Viene spiegato tutto per filo e per segno: prima bisogna ingerire il
mifepristone – che agisce togliendo all’embrione l’apporto di ossigeno e
il nutrimento - poi il misoprostolo che provoca le contrazioni e il
vero e proprio aborto.
Nei dettagli è elencata anche la posologia: quante pastiglie assumere,
ogni quante ore e come comportarsi dopo averle ingerite. Oltre al kit basico (199 dollari), il supermarket dei farmaci offre anche quello più completo (240 dollari)
che comprende in aggiunta medicinali da assumere “in caso di
complicazioni mediche”: antinfiammatori e coagulanti del sangue. Se le
viene un’emorragia, insomma, la paziente si deve auto medicare.
Il sito assicura che i farmaci sono stati approvati e sperimentati con
successo dalla Food and Drug Administration, l’ente governativo
statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti
alimentari e farmaceutici. Ed è vero. Soltanto che la FDA ne prevede
l’utilizzo per altri scopi e solo dietro parere del medico.
Qui, per esempio, la funzione del Cytotec “generico” come
gastroprotettore - quella che dovrebbe avere per legge - non viene
neppure menzionata. Ma viene direttamente consigliato come “pillola
utilizzata per interrompere una gravidanza indesiderata”. Sul web si
possono acquistare dalle 4 alle 12 pillole. Quattro pillole costano 100 dollari.
E poco importa che la farmacia virtuale sconsigli alle clienti di
assumere i farmaci contenuti nel “kit per l’aborto” oltre le dieci
settimane di gravidanza. Perché tanto nessuno controlla. E per riceverle
più in fretta basta pagare una cifra più alta.
Healthydancer.com parla un perfetto italiano e va dritto al sodo: “I
nostri farmaci sono più economici del 70% rispetto alla vostra farmacia
locale”. Qui, in bella vista, sono effettivamente messi in vendita
farmaci super scontati con tanto di categoria “offerte speciali” e “più
venduti”. Questo sito rispetta la legge: il Cytotec viene indicato come
medicinale per curare l’ulcera. Ciò non vieta, però, a chi volesse
acquistarlo per altri fini, di accaparrarsi una scatola da dieci pillole
per 35 euro e 54 centesimi. O di comprare una singola pillola per 1,78
euro.
Oltre al Cytotec, in questo negozio virtuale è possibile fare spesa di
Viagra e Cialis, spesso dati in omaggio a chi acquista altri medicinali.
O ci si può procurare potentissimi psicofarmaci, la cui vendita
normalmente potrebbe avvenire solo dietro ricetta medica firmata da uno
psichiatra.
Il punto di forza di Healthydancer è la discrezione: il pacchetto con il
medicinale arriverà a casa imballato in maniera accurata per non far
vedere cosa si è acquistato. “Riceverete un pacco discreto così nessuno a
parte voi saprà del vostro ordine – rassicurano dalla farmacia web –
inoltre non indichiamo il costo del vostro ordine sul pacco, che sarà
spedito come un regalo. In questo caso non dovrete pagare i diritti
doganali”.
Più esplicito è il sito www.womenonweb.org, tradotto in 13 lingue e con
sede ad Amsterdam, che si definisce una “comunità digitale per il
diritto all’aborto”. Lo scopo è quello di dare supporto e assistenza
virtuale alle donne che vivono in Paesi dove l’interruzione di
gravidanza è illegale e di “condividere le esperienze”. Ma a rivolgersi
al portale ci sono donne da tutto il mondo, anche italiane. Prima di
ricevere le pillole bisogna rispondere a un test online sul proprio
stato di salute fisico e mentale. In pratica, però, mentire sulle
risposte è un gioco da ragazzi. E perché la consegna vada a buon fine, è
obbligatorio fare una donazione di come minimo 90 euro.
Facilissima reperibilità del “kit dell’aborto” anche su
www.buyabortionpillx.com. Qui, oltre ai blister e alle spiegazioni su
come assumere le pillole, compaiono le recensioni di alcune donne che ne
hanno fatto uso. Tutte le testimonianze sono – ovviamente –
entusiastiche.
INDAGINI IN CORSO
Nella realtà, pero, c’è ben poco di che entusiasmarsi. Le conseguenze di
questa pericolosa tendenza agli aborti fai-da-te sono scritte nero su
bianco sui referti medici degli ospedali, che si sono poi trasformati in
denunce in tutta Italia.
Ruota intorno al pronto soccorso ligure di Lavagna, per esempio,
l’indagine della Procura di Genova che cerca di fare luce su una serie
di ricoveri di donne reduci da violente emorragie interne, dopo aborti
definiti “spontanei”.
A fare partire l’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Alberto
Landolfi è stato il caso di una ragazza di 24 anni che in un anno si è
presentata al pronto soccorso 14 volte, con emorragie in corso. Per ben
quattro volte i medici le hanno diagnosticato un avvenuto aborto. Messa
alle strette, la ragazza ha aperto uno squarcio su un sottobosco
illegale fatto di commercio clandestino di farmaci, spesso reperiti sul
web. Il suo caso si è quindi andato a intrecciare ad altre due indagini:
quella di due ragazze originarie dell’Ecuador di 17 e 29 anni che hanno
assunto Cytotec dopo essere state convinte da due “imbonitori” e quello
di cinque prostitute che, minacciate dai loro sfruttatori, sono state
obbligate a fare uso del farmaco con serie conseguenze. Indagini che poi
dal Genovese si sono estese a tutta la Liguria.
Agghiacciante anche lo spaccato ricostruito lo scorso febbraio dalla
Squadra Mobile di Pescara che ha portato alla luce l’utilizzo
clandestino del farmaco da parte di un’organizzazione di sfruttatori
romeni, che obbligava le prostitute in stato interessante a ingerire il
Cytotec e ad abortire in sordide stanze d’albergo, sopportando perdite
di sangue e dolori lancinanti fino a rischiare la vita.
Una preoccupante lista di “aborti spontanei sospetti” – così li hanno
definiti i medici del pronto soccorso – si è registrata negli ultimi
cinque anni anche al Sant’Anna di Torino. “Le ragazze arrivano
terrorizzate e soprattutto da sole – raccontano dall’ospedale piemontese
- chi le ha aiutate rischia infatti una denuncia penale per procurato
aborto”.
PERICOLO CONTRAFFAZIONE
E se la Francia qualche anno fa è corsa ai ripari con una campagna
informativa finalizzata a mettere in guardia le donne dall’utilizzo
sbagliato di questi farmaci acquistabili online, l’Italia sembra ancora
ignorare la portata del problema. Conferma a l’Espresso Luigi Conte, segretario generale
della Federazione Nazionale dell’Ordine dei Medici Chirurghi: “Si tratta
di un business incontrollabile e pericolosissimo, che non permette
nessuna verifica sulla qualità dei medicinali venduti”. “Oltretutto –
aggiunge – non c’è garanzia per il cittadino che così facendo esce dalla
normale catena di controllo dei prodotti venduti in farmacia e, in caso
di effetti collaterali, non ha garanzie da parte dell’azienda
produttrice”. Il rischio di incappare in medicinali contraffatti,
inoltre, è altissimo. Come spiegano i Carabinieri del Nucleo Anti
Sofisticazioni: “Su internet i siti scrivono il nome del brand che si
vuole acquistare, specificando però che si tratta di un “generico”.
Spesso sono farmaci con un principio attivo minimo o con eccipienti
nocivi per la salute, che sono stati lavorati in condizioni igieniche
disastrose”.
Va da sé, dunque, che la situazione diventa ancora più grave quando si
parla di farmaci delicatissimi, come quelli per provocare un aborto.
“A volte le lunghe procedure che prevede la legge italiana
sull’interruzione di gravidanza, unite alla carenza di educazione
sessuale e sanitaria nelle ragazze molto giovani e all’assenza di serie
campagne di sensibilizzazione, possono portare a dare credito a siti
che, vendendo il “kit per l’aborto”, si spacciano per “benefattori” –
conclude il medico Luigi Conte – in realtà tutto viene fatto per soldi,
per alimentare un business fuori controllo”. Sulla pelle delle donne.
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