martedì 8 settembre 2015

F35 ITALIANO HA PRESO IL VOLO

E' cominciata la fase operativa del velivolo più discusso della storia italiana. Il pilota: «L'aereo ha eseguito il test in maniera eccellente e senza alcun imprevisto». L'esemplare assemblato in Piemonte verrà ufficialmente consegnato all'Aeronautica entro la fine dell'anno.

 

 Forse è stata l'emozione, ma nella fretta di annunciare il decollo la Lockheed ha sbagliato la data, indicando nel comunicato ufficiale quella dell'8 settembre, giorno infausto per la nostra tradizione militare. Ma la notizia è vera: il primo F-35 costruito in Italia ha infine preso il volo. L'esemplare si è alzato dalla fabbrica di Cameri per poco più di un'ora sfrecciando verso le Alpi. Ai comandi, un pilota della ditta americana, Bill “Gigs” Gigliotti, che si è detto «onorato» per la missione inaugurale: «L'aereo ha eseguito il test in maniera eccellente e senza alcun imprevisto».

Comincia così la fase operativa del velivolo più discusso della storia italiana, tra polemiche sui costi e sul valore industriale dell'iniziativa. L'esemplare assemblato in Piemonte verrà ufficialmente consegnato all'Aeronautica entro la fine dell'anno, dando inizio al percorso che porterà alla sostituzione della linea cacciabombardieri, dai Tornado agli Amx fino agli Harrier a decollo verticale della Marina.

 Nel mondo volano già altri 130 F-35, entrati in linea oltre che con l'aviazione statunitense anche con quella britannica e olandese. Noi abbiamo scelto di farli costruire in patria, seguendo una strada molto particolare: l'impianto è stato realizzato a spese del governo, con un costo di oltre 800 milioni di euro, e sorge all'interno di una base militare. Lì Alenia-Aermacchi, del gruppo Finmeccanica, produce le ali destinate a tutti gli aerei, mentre altre aziende italiane costruiscono componenti minori destinate al programma.

Inoltre verranno assemblati, usando i pezzi forniti dal consorzio guidato dalla Lockheed, tutti gli esemplari destinati al nostro paese e parte di quelli olandesi. Un investimento che avrà un senso industriale solo se si riusciranno a ottenere i contratti di manutenzione per gli F-35 in servizio in Europa di altre nazioni, come Olanda, Norvegia e – si spera – quelli statunitensi schierati nel continente.

Quanti saranno i “supercaccia” acquistati dall'Italia? La questione ha alimentato una lunga battaglia parlamentare, con il totale indicato finora fermo a quota 90 nonostante le mozioni approvate in sostegno di ulteriori tagli. La linea ufficiale imposta dal ministro Roberta Pinotti e contenuta nel Documento di programmazione pluriennale è quella di dividere i contratti in due fasi, cercando di «efficientare gli acquisiti e ridurre la spesa nel rispetto anche degli impegni previsti dalle mozioni parlamentari». «La prima, di breve-medio periodo, limiterà fino al 2020, ovvero nel sessennio di pianificazione, le acquisizione degli F-35 a quelli strettamente necessari a sostituire le capacità che saranno perse nei prossimi anni a seguito della dismissione di un certo numero di velivoli oggi in servizio». Fino a questa data gli aerei in questione saranno 38, fra variante convenzionale e quella ad atterraggio verticale.

La seconda fase, successiva quindi al 2020, prevede una «rimodulazione della pianificazione dell’intero programma per generare un ulteriore efficientamento della spesa». Questo perché «decidere ora in modo ultimativo sui volumi complessivi di un programma che si estende per i prossimi 15-20 anni non è né saggio né utile al Paese».

Insomma, un piano aperto. Che permetterà riduzioni o aumenti nel numeri. Visto che tra i pochi aspetti positivi degli accordi siglati con la Lockheed c'è la possibilità di dividere gli ordini in tante trance, valutando aumento dei costi e risultati operativi, senza vincoli – come accadeva nei progetti europei tipo l'Eurofighter o il Tornado – che impegnano a pagare quantitativi prefissati a prezzi che aumentano in continuazione. Una questione importante, poiché nel caso dell'F-35 sulla bontà delle prestazioni e sulla futura riduzione delle spese al momento ci sono solo le promesse: finora una sola squadriglia è stata giudicata operativa dal Pentagono, seppur con grandi limitazioni.

 

Fonte: L'Espresso.it

 

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