sabato 18 luglio 2015

CASO CROCETTA L'ESPRESSO CONFERMA TUTTO: LA TELEFONATA ESISTE


La telefonata tra il medico Tutino e il governatore siciliano esiste ed è stata verificata con accuratezza nei suoi contenuti, con più fonti incrociate. E non è la prima volta che la Procura di Palermo smentisce una nostra notizia poi rivelatasi autentica

 Sia chiaro: quella telefonata – orrenda, imbarazzante – esiste. Purtroppo.

“L'Espresso” non ha inventato nulla, non ha aggiunto nulla e non ha nascosto nulla. Ha avuto una notizia, l'ha verificata e l'ha pubblicata. Del tutto indifferente a eventuali strumentalizzazioni politiche.

Ed esiste esattamente come riportato nel nostro articolo

 Il medico Matteo Tutino parla con il suo grande amico, il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, e pronuncia parole atroci: Lucia Borsellino «va fatta fuori come suo padre». Il padre è il giudice Paolo, assassinato dalla mafia il 19 luglio 1992. Come abbiamo scritto, il governatore Crocetta non ha replicato a quelle parole.

Da quando “l’Espresso” ha pubblicato la notizia – prima sul proprio sito giovedì e poi sul numero in edicola da venerdì – quella conversazione è al centro del dibattito pubblico non solo in Sicilia. Crocetta si è prima autosospeso dall’incarico (procedura non prevista dallo statuto regionale) poi invece ha sostenuto di essere vittima di una “campagna di delegittimazione pretestuosa”. Ha parlato addirittura di un “metodo Crocetta” attuato per indurlo alle dimissioni ed eliminarlo politicamente.

 La Procura della Repubblica di Palermo ha poi negato in maniera categorica la presenza dell’intercettazione negli atti giudiziari.

Come stanno le cose?

“L’Espresso” ha pubblicato il testo di una telefonata tra Tutino e Crocetta. Il colloquio risale al 2013: il primo è un potente medico dell’ospedale pubblico Villa Sofia, il secondo è già stato eletto presidente della regione. I nostri cronisti a Palermo l’hanno ascoltata e ne hanno verificato l’autenticità con diverse fonti di tutti gli ambienti investigativi. E dopo l’arresto di Tutino con l’accusa di aver truffato il servizio sanitario regionale, avvenuto il 29 giugno scorso, l’autenticità di quella conversazione è stata nuovamente verificata. Solo dopo tutte questi controlli è stata pubblicata sul nostro giornale.

Già in passato per tutelare il segreto di inchieste relative a cariche istituzionali, la procura di Palermo ha smentito rivelazioni de "l'Espresso" che poi si sono dimostrate vere. Come quando anticipammo la notizia dell'iscrizione dell'allora presidente del Senato Renato Schifani nel registro degli indagati: la procura negò. Trascorsero mesi, la notizia si rivelò fondata.

Nella complessa e frastagliata realtà siciliana, capita a volte a un giornale di dover raccontare verità scomode e diverse da quelle ufficiali













IL MEDICO A CROCETTA "LA BORSELLINO VA FATTA FUORI COME IL PADRE"

Intercettato al telefono il chirurgo Matteo Tutino, ora agli arresti, parla di Lucia, la figlia del magistrato ucciso da Cosa Nostra usando queste pesantissime parole. E il presidente della Regione Sicilia, dall'altro capo del telefono, ascolta e tace.

 Lucia Borsellino «va fermata, fatta fuori. Come suo padre». Come Paolo Borsellino, il giudice assassinato il 19 luglio 1992. Sono parole pesantissime, intercettate pochi mesi fa. A pronunciarle non è un boss, ma un medico di successo: Matteo Tutino, primario dell’ospedale palermitano Villa Sofia. All’altro capo del telefono c’è il governatore della Sicilia Rosario Crocetta, che ascolta e tace. Non si indigna, non replica: nessuna reazione di fronte a quel commento macabro nei confronti dell’assessore della sua giunta, scelto come simbolo di legalità in un settore da sempre culla di interessi mafiosi. 

Rosario Crocetta e Matteo Tutino hanno condiviso molto. Il chirurgo estetico da anni è il suo medico personale. Un rapporto intenso, proseguito fino all’intervento della magistratura che il 29 giugno lo ha arrestato con l’accusa di falso, abuso d'ufficio, truffa e peculato, contestando un intreccio perverso tra incarichi pubblici e affari privati. Anche in quelle ore, Tutino ha chiamato Crocetta sul cellulare per avvertire il più famoso dei suoi pazienti: «Mi stanno arrestando».

Non ha avuto nessun sostegno, soltanto il consiglio di rivolgersi a un buon avvocato. Gli stralci di queste intercettazioni sono confermate dai magistrati e dagli investigatori che lavorano all’inchiesta: questa volta, dicono, «si va fino in fondo».

 L’indagine è solo all’inizio e promette un autunno caldissimo nei palazzi del potere palermitano. Ma il primo effetto è arrivato proprio con le dimissioni di Lucia Borsellino, per scelta etica e perché ha scoperto di essere bersaglio delle offese del medico personale del suo presidente. Il segnale arriverà forte e chiaro: né Lucia, né i suoi familiari parteciperanno quest’anno alla commemorazione della strage di via D’Amelio.

FONTE: L'Espresso.it

 

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