lunedì 29 maggio 2017

PYONGYANG SFIDA IL G7 CON IL SUO LANCIO DI MISSILI NEL MAR DEL GIAPPONE



Appena tornato (via Malta) da un vertice G7 in cui ha ottenuto parole collettive più forti contro i programmi militari e missilistici della Corea del Nord, il premier giapponese Shinzo Abe è stato accolto da un nuovo missile di Pyongyang caduto nella zona economica esclusiva marittima giapponese.


Alle 5.39 ora di Tokyo (le 22.39 del giorno prima in Italia), dall'area di Wonsan, sulla costa orientale nordcoreana, è stato lanciato quello che, secondo le prime indicazioni, sembrerebbe un missile di tipo Scud (a corto raggio) o Scud-ER (intermedio) che ha percorso una traiettoria di circa 450 chilometri. Il precedente missile balistico, più sofisticato, era stato lanciato il 21 maggio.

Immediata la condanna di Abe: «Non possiamo accettare le ripetute provocazioni nordcoreane nonostante i ripetuti avvertimenti della comunità internazionale». Pyongyang risponde dunque a suo modo a un linguaggio del G7 di Taormina più duro rispetto a quello del G7 dell'anno scorso di Ise-Shima.


Risposta al G7. Il comunicato finale uscito da Taormina afferma che il problema nordcoreano è una delle priorità internazionali e chiede a Pyongyang di abbandonare tutti i programmi balistici nucleari, senza alcun riferimento alla possibilità di un dialogo. L'anno scorso, al G7 svoltosi in Giappone, la dichiarazione finale aveva condannato il test nucleare del gennaio 2016 chiedendo a Pyongyang di astenersi da nuovi test nucleari o missilistici.

Spicca comunque che da Taormina non sia arrivata alcuna raccomandazione esplicita alla Cina di rafforzare le pressioni sul regime nordcoreano: si chiede genericamente alla “comunità internazionale” di raddoppiare gli sforzi per assicurare l'attuazione delle sanzioni Onu. Al prossimo vertice G20 a luglio in Germania, è probabile che il linguaggio sarà più blando, a meno che la Corea del Nord proceda a un nuovo test atomico (al quale sono esplicitamente contrari anche Cina e Russia).
Il fattore Trump. Poco prima del summit, Abe ha avuto un incontro bilaterale con Donald Trump in cui il premier giapponese si è assicurato - si fa per dire, trattandosi del presidente americano - dichiarazioni secondo cui non è tempo di dialogo (come ventilato sia da Cina e Russia sia da nuovo governo della Corea del Sud guidato al presidente Moon Jae-in) ma di rafforzamento delle pressioni su Pyongyang. Una dichiarazione alla quale Abe teneva, visto che lo stesso Trump - pur avendo minacciato interventi militari unilaterali - aveva in una intervista dichiarato che sarebbe «onorato» di incontrare il leader Kim Jong Un. Trump ha creato qualche apprensione internazionale dichiarando ad Abe che il problema nordcoreano è un problema mondiale che «sarà risolto, ci può scommettere», interpretabile come un rilancio dell'opzione militare.
L'agenzia sudcoreana Yonhap, peraltro, ha rivelato che l'amministrazione Usa avrebbe approvato un piano in 4 punti che non include questa opzione, citando indirettamente Joseph Yun, rappresentante speciale americano per la politica nei confronti della Corea del Nord. Intanto vengono enfatizzate misure di propaganda/deterrenza, con la notizia dell'invio della portaerei Usa Nimitz nell'area regionale, che temporaneamente potrebbe portare a tre le portaerei americane in Asia orientale.
Benchè il G7 abbia formalmente alzato l'attenzione internazionale sul problema, insomma, restano poco chiare le prospettive sulla natura ed efficacia di ulteriori sanzioni collettive, così come quelle di eventuali futuri negoziati. E il regime continua a snobbare le pressioni internazionali e a effettuare test su test balistici.

Fonte: IlSole24h

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