martedì 14 maggio 2013

Universita'

MEDICINA,CHE AFFARE QUEI TEST


A fine luglio si svolgono le prove di ammissione alle facoltà a numero chiuso. Per prepararsi, i liceali ricorrono a società private che propongono miracolose 'full immersion'. Con costi altissimi, dai mille ai diecimila euro. E gli atenei pubblici? Stanno a guardare

Mancano poco più di due mesi all'esame che migliaia di ragazzi italiani vedono come la chance della loro vita: quello che serve per essere ammessi alle facoltà di medicina, odontoiatria, veterinaria. Iniziare la carriera (accademica) dei loro sogni. E i mesi che mancano al test si preannunciano come un vero calvario; di sicuro, almeno, per gli studenti che frequentano la quinta liceo: considerati i tempi degli esami di maturità, e i test anticipati al 23 e al 24 luglio dall'ex ministro Profumo, le discipline da preparare si moltiplicano. Così, sfruttando l'ansia del rush finale, spuntano ovunque in rete corsi privati, che offrono miracolose preparazioni intensive da 20 giorni, a cavallo fra giugno e luglio, per conquistare la propria parte in 'Dottor House'.

I prezzi? Dai mille ai diecimila euro. I professori? Sconosciuti «tutor selezionati accuratamente», rispondono laconicamente le segreterie. Il business dei "pre-test" aggancia migliaia di studenti ogni anno, spillando risparmi alle famiglie con statistiche allettanti sui "presi", ovvero sui partecipanti che poi passano il test. Niente di male, se non fosse che a fornire clienti a queste società stanno diventando le stesse scuole pubbliche.

E' successo al Liceo scientifico Vittorio Veneto di Milano, il 23 aprile scorso, dove studenti dalla terza alla quinta superiore sono stati invitati in aula magna per partecipare a un "seminario" sull'esame di ammissione alle facoltà sanitarie, con simulazione compresa del test. Organizzatore? Non il liceo, non l'università, non un'associazione di studenti. Ma la "Scuola Empedocle" del gruppo Ict di Catania, una società privata che ha chiuso il 2011 con due milioni e mezzo di euro di ricavi, provenienti proprio dai corsi di preparazione alle facoltà a numero chiuso.

L'edizione pubblicizzata a Milano si terrà dal 27 giugno al 22 luglio nelle sedi siciliane dell'istituto, a Messina e Catania. Il corso («sei ore di "full immersion" sette giorni su sette», dicono alla segreteria) costa dai tre ai quattromila euro, più 50 euro al giorno di vitto e alloggio per i "fuori sede", ovvero come minimo altri mille e trecento euro. Un servizio oneroso, di cui assicurano però l'efficacia. E se non dovesse andare con il test in Italia, c'è sempre l'opportunità di partire per un anno di studio in Ungheria o a Malta, e poi tornare da studente straniero in Italia, saltando l'esame di ammissione. La selezione avviene sempre lì, a Messina. I test? «Sono uguali a quelli italiani». Proprio uguali? «Veda lei».

La Ict di Catania non è la sola agenzia ad aver fiutato l'affare. Ce ne sono parecchie: Unidformazione, registrata a San Marino, propone corsi di 100 ore a 2100 euro; l'Unimed di Antonio Vitale pubblicizza pacchetti da tre sessioni a 3204 euro, Alpha Test da 72 ore a 1890, solo per citarne alcune. «E' una storia che va avanti da anni», lamenta Paolo Falaschi, medico e docente alla Sapienza di Roma, dove è coordinatore di tutte le attività di orientamento: «Il programma ministeriale per il test di ammissione prevede conoscenze superiori a quelle che i ragazzi acquisiscono al liceo. C'è un gap che l'istituzione pubblica non copre: un'ingiustizia, che dà spazio ai privati».

La Sapienza ha provato a colmare il divario fra ciò che s'impara alle superiori e quello che si deve sapere per rispondere in 90 minuti ai 60 quiz del test d'ingresso. Lo fa da quindici anni, con un corso intensivo d'estate e una lunga preparazione invernale, che avviene in convenzione con ormai più di 140 scuole del Lazio e di alcune regioni del Sud. I materiali didattici, elaborati dai docenti della Sapienza, sono disponibili online, e i ragazzi sono seguiti dai loro professori del liceo per verificare man mano i risultati raggiunti nelle varie discipline. Il costo di tutto questo per le famiglie? 50 euro.

Un bell'esempio che rimane però del tutto isolato. Oltre alla Sapienza sono poche le università che si preoccupano di aiutare i ragazzi ad entrare. Lo si fa a Padova, a Firenze, dove i materiali e le lezioni vengono messe in streaming per tutti, e in ben pochi altri atenei. Perché? «Perché l'attività didattica è faticosa, e non serve alla carriera accademica», commenta Falaschi: «Ciò che conta per diventare direttori è la produttività scientifica, quando conta. Non certo quello che si fa per gli studenti». Senza considerare che, nelle facoltà a numero chiuso, attrarre matricole non serve: fra le tre discipline sanitarie (medicina, odontoiatria e veterinaria) i posti disponibili sono 11 mila e ottocento e gli aspiranti sono solitamente sei, sette volte tanto

Finisce che gli aspiranti medici restano in mano ad agenzie private, oppure alle associazioni studentesche. Il sito ufficiale del centro per l'orientamento dell'Università di Milano, ad esempio, rimanda per la preparazione dei test d'ingresso ai "prepost" di Medicina Studenti, un "gruppo di studenti cattolici", come si definisce, che gravita nell'orbita di Comunione e Liberazione. Sul blog si presenta con l'immagine di un feto e con una frase che recita: «Vi sono soltanto due amori: l'amore di se stessi e l'amore di Dio». Non ci possono essere dubbi insomma sulla loro posizione a proposito di obiezione di coscienza. Per chi vorrebbe diventare medico da cittadino laico l'Università non suggerisce altro.

Navigando in rete si trova però un gruppo di studenti di medicina di varie città lombarde che ha deciso di organizzare dei corsi "low cost" (240 euro per 42 ore di lezioni e prove pratiche), con anche simulazioni gratuite nei licei. «Pochi giorni fa abbiamo organizzato un incontro di presentazione a Bergamo. Ci aspettavamo 50 persone: ne sono arrivate più di 200», racconta Davide, uno dei fondatori di Testbusters: «Quello che chiediamo per il corso estivo ci basta giusto per prenotare le aule, stampare le fotocopie e poco altro. Ma noi lo facciamo da studenti per i nostri futuri colleghi: non è giusto che per prepararsi siano costretti a fare un mutuo». 
 

Fonte;L'Espresso.it

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