Un video racconta gli ultimi giorni di una
paziente terminale, dal suo paese a una clinica elvetica. L'iniziativa
dell'Associazione Luca Coscioni apre la campagna Eutanasia legale
e la prima giornata di mobilitazione nazionale per la raccolta di firme
sulla proposta di legge. "In Italia il 62% dei malati terminali muore
grazie all'aiuto clandestino dei medici"
LA CRONACA di un suicidio assistito in una clinica svizzera. Pensieri e
sentimenti di chi ha già scelto il suo ultimo viaggio. "Sono morta il 13
aprile, quando il chirurgo mi ha detto per la prima volta che non c'era
nulla da fare". Per Piera Franchini la fine è arrivata qualche mese
dopo, per eutanasia, lontana dal suo paese, dalla sua casa. "Perché devo
soffrire fino alla morte? Chi può arrogarsi il diritto di fare questo,
se non io?". Poche parole che riaprono la discussione sul tema del 'fine
vita'. Una questione che l'Associazione Luca Coscioni ripropone con un video che racconta gli ultimi momenti di Piera, malata terminale. Un filmato che apre la campagna Eutanasia legale e la prima giornata di mobilitazione nazionale per la raccolta di firme sulla proposta di legge, sabato 4 maggio.
Una
scelta quella di questa donna di 76 anni, uno dei membri fondatori di
Rifondazione Comunista a Venezia, che porta a parlare di nuovo di questo
argomento, dopo il suicidio assistito di Pietro D'Amico,
sostituto procuratore di Catanzaro. Anche lui ha lasciato l'Italia per
la Svizzera per entrare in una clinica e morire. Prima di lui l'aveva
fatto Lucio Magri, fondatore del giornale Manifesto.
Ed è di ieri la notizia di un'altra persona che ha fatto la stessa
scelta il 25 aprile. E' Daniela Cesarini, 66 anni, ex assessore ai
servizi sociali del Comune di Jesi e candidata sindaco del Prc alle
elezioni amministrative del 2012. Secondo l'Istituto Mario Negri, sono
80/90 mila i malati terminali, in gran parte di cancro, che muoiono ogni
anno. Fra questi il 62% si fa aiutare dai medici con eutanasia
clandestina.
Un video e una storia. Un filmato
di tre minuti raccoglie pensieri e sentimenti di Piera, che descrive la
sua malattia, un tumore al fegato in fase terminale. "Ora il mio fegato è
impazzito, finché non diventerò nera, color acciaio, poi ci saranno i
dolori". Poi l'attesa per l'appuntamento nella clinica Svizzera, dove è
attesa alle 18, la visita medica e gli ultimi dettagli. "Da quel momento
l'equipe di medici è a disposizione - spiega Piera - . Danno da bere
una bibita e poi ci si addormenta e basta". Un sonno che Piera per
morire in un modo dolce, meno doloroso. Una scelta che ha potuto
realizzare solo in Svizzera. In Italia, secondo l'Associazione Luca
Coscioni, 1000 malati terminali si suicidano per la negata eutanasia e
altri 1000 tentano il suicido.
IL VIDEO
La campagna. Che si scelga di
chiamarla eutanasia o 'dolce morte', la questione riguarda migliaia di
persone, che spesso non hanno voce. Proprio Piera qualche tempo fa aveva
risposto alla campagna "A.a.a. malato terminale cercasi"
per raccogliere testimonianze di malati terminali. Si è fatta
accompagnare in Svizzera da Marco Cappato, radicale dell'Associazione
Luca Coscioni. E così ha offerto di farsi riprendere in un filmato e di
parlare del 'ultimo viaggio'. Partita da Chirignano, in provincia di
Venezia, ha lasciato solo una lettera di poche righe. In una località
vicina a Lugano,accudita dal personale specializzato in questo tipo di
servizio, è arrivata al suicidio con una forte dose di sonnifero. Aveva
comunque deciso di rifiutare ogni forma di accanimento terapeutico. Era
il 29 novembre e solo ora l'Associazione Coscioni presenta il video con
questa testimonianza.
Ogni anno 30 italiani vanno a morire in Svizzera. Sono
una trentina in tutto gli italiani che, come Piera, ogni anno vanno in
Svizzera per non fare più ritorno. Nel nostro paese è vietata ogni forma
di eutanasia e nel 2009 fece discutere la morte di Eluana Englaro, dopo
17 anni in stato vegetativo. La Svizzera ha legalizzato il suicidio
assistito e l'eutanasia attiva, con farmaci che inducono alla morte
somministrati dal medico. Questo è possibile anche in Olanda, Belgio e
Lussemburgo, mentre in Svezia e Germania è ammessa solo l'eutanasia
passiva, il blocco delle cure. In Francia invece per la prima volta il
Consiglio etico dell'Ordine dei medici ha detto "Sì" alla "sedazione
terminale", ma solo in casi eccezionali, nel caso di pazienti sottoposti
a lunga agonia o a dolori insopportabili.
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