CESARE BATTISTI QUEL TERRORISTA PROTETTO DAI POTENTI
Il rapinatore e killer, diventato poi
scrittore di successo, è stato arrestato mentre cercava di scappare in
Bolivia per paura di essere estradato in Italia. Da cui è scappato 36
anni fa trovando riparo da politici suoi amici
Uno scrittore perseguitato per le sue idee politiche? No, un terrorista
pluri-omicida rimasto impunito per volontà del leader di un partito
corrotto. E ora arrestato mentre cerca di fuggire in Bolivia per paura
di essere estradato in Italia dopo anni in cui è stato tenuto al sicuro
dalla politica.
Ridotto ai fatti comprovati, liberato dai fumi ideologici, il caso di Cesare Battisti è la strana storia di un assassino condannato dalla giustizia, ma salvato dalla politica.
La giustizia è quella italiana, che gli ha inflitto l’ergastolo per
quattro omicidi. Sentenza mai eseguita perché l’ex terrorista rosso è
scappato in Brasile, dove il 31 dicembre 2010 l’allora presidente Lula,
carismatico leader della sinistra, ha messo il veto all’estradizione,
con l’ultimo atto del suo mandato.
Uno schiaffo all’Italia: i processi documentano che era lui a impugnare
le armi. E le sue vittime furono quattro innocenti ammazzati per
vendetta. Ma invece è stato il rapinatore-killer, diventato un
romanziere intoccabile, a essere presentato come vittima della
repressione italiana negli anni di piombo.
Il primo fatto certo è che Cesare Battisti viene arrestato con altri
complici a Milano, nel giugno 1979, in una casa dove ha nascosto un
arsenale: mitra, pistole, fucili. Sono armi dei “Proletari armati per il
comunismo”, che teorizzano un’alleanza “anti-capitalista” con i
rapinatori comuni. Da quel covo parte l’indagine che in luglio porta in
carcere anche Giuseppe Memeo, il protagonista della foto-simbolo degli
anni di piombo: l’autonomo che spara per strada contro la polizia.
«Battisti era un rapinatore comune, per soldi, che si è politicizzato in
carcere», ha scritto il pm Armando Spataro per «ristabilire la verità»
dopo il primo stop brasiliano
Nell’ottobre 1981, mentre sta scontando la prima condanna per banda armata, Battisti evade dal carcere di Frosinone e scappa in Francia.
Dove diventa un giallista di successo, difeso da illustri
intellettuali. In Italia le indagini continuano e fanno crollare il muro
di piombo. Numerosi terroristi confessano. Tra le prove contro Battisti
c’è perfino la testimonianza di un cittadino che ha avuto il coraggio
di inseguire un commando di terroristi-killer.
Battisti viene condannato in tutti i gradi di giudizio per quattro
omicidi. Un’escalation spaventosa. Il 6 giugno 1978 ammazza
personalmente un maresciallo di Udine, Antonio Santoro. Il 16 febbraio
1979 la sua banda uccide un gioielliere di Milano, Pierluigi Torregiani,
il cui figlio Alberto resta paralizzato: è la vittima che protesta da
anni contro l’impunità del terrorista. Battisti ha organizzato quel
delitto, ma non partecipa all’esecuzione perché lo stesso giorno va a
fare da copertura, armato, ai complici che sopprimono un negoziante di
Mestre, Lino Sabbadin, “giustiziato” come il gioielliere perché si era
opposto a precedenti rapine. Il 19 aprile 1979
è Battisti in persona ad uccidere, a Milano, il poliziotto della Digos Andrea Campagna.
Nel 2004 Battisti viene arrestato a Parigi. In giugno i giudici francesi concedono l’estradizione: non è un perseguitato. Battisti però è già tornato libero e fugge in Brasile.
Dove viene riarrestato nel 2007. Intanto la Corte europea boccia il suo
ricorso: il terrorista in Italia ha avuto processi giusti, con ogni
mezzo di difesa
e avvocati di fiducia.
In Brasile, prima la Procura generale e poi la Corte suprema autorizzano
la riconsegna all’Italia. Ma nel 2009 il ministro Tarso Genro gli
concede asilo politico. E alla fine Lula ferma l’estradizione. Pochi
giorni fa, anche alla luce della fine dell'era Lula in Brasile, l'Italia
ha consegnato
una nuova richiesta di estradizione
per Battisti che sembrerebbe aver trovato l'appoggio dell'esecutivo
verdeoro. Una evoluzione diplomatica che avrebbe portato il terrorista a
fare le valigie in fretta.
Fonte:L'Espresso.it
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