martedì 7 maggio 2013

FACEBOOK E LA TRAPPOLA DEL PORNO

 Funziona così: una 'bella ragazza' ti chiede l'amicizia, poi ti corteggia, poi ti fa dire o fare qualche porcata on line. A quel punto ti chiede soldi per non diffonderle. Ci sono cascati in tanti, pare

 

 La richiesta di amicizia si illumina con una piccola luce rossa sul lato sinistro dello schermo. A bussare virtualmente alla porta è Natasha, una ragazza dai lunghi capelli biondi e dalle labbra color vermiglio, che sorride ammiccando da una piccola fotografia. Il suo inglese è stentato, il suo italiano illeggibile, ma sa farsi capire bene: ci mette poco a convincere il nuovo amico ad entrare in una chat line e ad accendere la webcam. Altrettanto velocemente avviene la seduzione: dalle frasi ammiccante si passa a un corteggiamento sempre più hard. Che in realtà è lo strumento preferito della nuova industria del ricatto: non più il raggiro di spregiudicati navigatori solitari, ma un racket sistematico con centrali all'estero che cercano di fare incetta di vittime in modo quasi industriale.

Dall'altra parte dello schermo non c'è Natasha ma Amir, un uomo appartenente a un'organizzazione internazionale specializzata in estorsioni. Che nel frattempo, sotto mentite spoglie, è riuscito a convincere la sua preda dall'altra parte dello schermo a mostrarsi nuda in atteggiamenti che lasciano poco spazio all'immaginazione. Così è entrato in possesso di due elementi preziosissimi: un video pornografico e soprattutto l'elenco dei contatti Facebook della sua vittima, ai quali il materiale scottante potrà essere inviato. Moglie, amici, parenti, colleghi di lavoro: quanto basta per distruggere la reputazione. O pagare il silenzio: il prezzo è mille euro.

E' una storia che si ripete quasi ogni giorno nelle città italiane. Dove i tentativi di estorsione attraverso Facebook negli ultimi anni hanno subito un'impennata. Proprio perché dietro questo fenomeno oggi si trovano soprattutto gang ben strutturate che fanno irruzione nei social network. C'è una banda, in particolare, alla quale sta dando la caccia la polizia postale italiana in collaborazione con i colleghi stranieri. Dall'Africa fa partire ricatti che si allungano come il filo di una ragnatela su tutta l'Europa, gli Stati Uniti e anche il Giappone. I criminali del Web si spostano velocemente: mascherano gli indirizzi delle connessioni Internet per depistare e si mimetizzano cambiando continuamente paese. Un rebus per gli investigatori. Che hanno una sola certezza: il modus operandi è esattamente lo stesso. E si ripete fedele come un rituale da San Pietroburgo fino a Milano passando per Tokyo.

 Per arrestare i responsabili, però, bisogna prima convincere le vittime a vincere la vergogna. Per capire basta dare un'occhiata ai numeri: in un anno le denunce alla polizia postale italiana sono state solo 46; 36 tentate e 10 portate a segno. Un centinaio, se si sommano a quelle prese in carico dagli altri reparti. Troppo poche per non far pensare che il più delle volte le vittime pagano e poi tacciono. Facendo il gioco di organizzazioni criminali che con queste somme di denaro si autofinanziano e poi investono in altre ramificazioni del crimine informatico come il phishing (le truffe bancarie via web), le clonazioni di carte di credito e persino la pedopornografia.

Le trappole hanno quasi sempre le sembianze di ragazze bellissime. Nessuna di loro, però, esiste realmente: sono falsi profili creati come bambole di cartapesta nei social network più popolari, da Facebook a Meetup passando per Badoo. In vetrina ci sono anche molti uomini, specchietti per allodole destinati a donne o gay. Sono migliaia, ogni giorno, le richieste di amicizia inviate dai ricattatori ad utenti sparsi nel mondo, così da avere a disposizione un enorme bacino di potenziali vittime. Nel frattempo penetrano nelle "vite degli altri": la schermata dove appaiono i nomi degli amici viene direttamente copiata. L'uomo o la donna adescati vengono dunque invitati a spostarsi in una chat line, ad accendere la telecamera e a spogliarsi. A volte i ricattatori si accontentano di poche foto. Più spesso viene registrato un intero filmato pornografico. La vittima non riesce neppure a vedere chi c'è realmente dall'altra parte dello schermo, che rimane oscurato.

Fonte; L'Espresso.it

 https://twitter.com/calciogemini

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