IL PASSAGGIO E' PREVISTO NEL 2022 ,DA AGGIORNARE IL 90% DEGLI APPARECCHI
Il governo spera di guadagnarci almeno 2,5 miliardi di euro con l'asta
per le frequenze destinate ai telefonini. I broadcaster temono di
doverci rimettere almeno un miliardo in nuove tecnologie con il prossimo
switch off. Ma ancora più salato potrebbe essere il conto per i
telespettatori: a loro, cambiare gli attuali Tv o decoder, potrebbe
costare quasi tre miliardi di euro. Va detto che la decisione la Ue l'ha
presa ben tre anni fa, ma soltanto ieri l'Italia e con un emendamento
alla Finanziaria che stanzia, visti i numeri generali, appena 100
milioni si è accorta che ben presto dovrà cambiare i decoder per il
digitale terrestre. Quelli attuali, dal 2022, non saranno più in grado
di trasmettere film, telefilm, partite o show del sabato sera su Rai,
Mediaset, La7 o Discovery.
Nel 2014 la Ue ha infatti deciso che i canali televisivi di tutta Europa
dovranno lasciare le frequenze sulla banda dei 700Mhz (che in futuro
servirà solo per il passaggio dei dati 4G e 5G per smartphone e tablet)
per traslocare sui 500 Mhz. Una banda che ha meno spazio per i canali e
per questo costringerà gli editori, da un lato, a condividere i
multiplex attuali e, dall'altro, li costringerà a utilizzare una nuova
modalità di trasmissione: la T2 con codec HEVC.
Secondo gli esperti di telecomunicazioni, almeno dieci milioni di
televisori sono obsoleti: o perché senza decoder interno o perché dotati
di uno strumento che utilizza l'attuale standard DvBT. Di conseguenza
bisognerà presto cambiarli, ma stando attenti a non prendere prodotti
superati. Infatti la legge impone dal 2016 ai produttori di televisori
di mettere in vendita solo device con tecnologia T2, ma la stessa
normativa permette ai rivenditori di commercializzare i vecchi
apparecchi se abbinati a un decoder DVB-T2. Da mettere in conto anche i
soldi per gli antennisti.
Sempre gli esperti ricordano che è difficile pensare a incentivi per la
rottamazione, visto che nel 2011 la Ue costrinse l'Italia a restituire
il contributo da 150 euro concesso nel 2004. Per la cronaca il T2 HEVC è
una tecnologia molto avanzata: le immagini, in MPEG4 e non in MPEG2,
saranno più nitide e gli utenti potranno avere una serie di servizi a
valore aggiunto come la possibilità di fare scommesse mentre guardano un
evento sportivo, di rispondere a un sondaggio o di comprare un prodotto
mentre passa la pubblicità. Ma tutto questo costa, costa tantissimo,
tanto che le Tv italiane hanno fatto di tutto finora per boicottare il
nuovo switch off. Anche perché la legge non permette in fase transitoria
di poter trasmettere contemporaneamente sui 700Mhz e sui 500Mhz, il
cosiddetto simulcast. Già è facile ipotizzare che fioccheranno i ricorsi
dei broadcaster e delle associazioni dei consumatori. Per esempio
l'emendamento in Finanziaria dispone anche che l'informazione locale
venga convogliata su un solo multiplex in banda UHF, con il 20 per cento
della capacità trasmissiva destinata a Rai3, lasciando il restante 80
al resto delle emittenti locali che si impegneranno a realizzare canali
di informazione e servizio pubblico.
Spiega un manager del settore: «Nessuno pensava che sarebbe stata messa
in pratica questa follia. Lo dimostra il fatto che soltanto in questi
giorni sta prendendo forma al ministero dello Sviluppo la task force per
curare lo switch off. In Europa soltanto Francia e Germania sono vicini
Questo passaggio è una iattura per tutti. È una iattura per gli editori
che con la nuova tecnologia devono cambiare le macchine, i software e
persino riposizionare i ripetitori. Le stime più prudenziali sfiorano il
miliardo. È una iattura per i telespettatori che dovranno cambiare la
tv o i decoder e perdere giornate intere a risintonizzare i canali. È
una iattura per la politica, perché gli italiani quando vanno a votare
ricordano chi gli ha tolto la tv. Non a caso il governo Berlusconi
impose che la transizione durasse sei anni».
Aggiunge Augusto Preta, economista esperto di Media e consulente
dell'Agcom: «I broadcaster s'interrogano se vale la pena investire tanti
soldi in questa nuova tecnologia, quando nessuno può dire quanti anni
durerà ancora la televisione digitale vista la concorrenza del Over The
Top come Netflix o Amazon, la migliore qualità del satellite e lo sbarco
della fibra che incentiverà l'offerta on demand».
Eppure qualcuno ci guadagna. Intanto lo Stato, che spera di incassare
almeno 2,5 miliardi di euro dalle aziende di telefonia, mettendo
all'asta le frequenze che si liberano. La Francia, l'unica che finora ha
presentato un bando che va in questa direzione, vuole incassare 2,8
miliardi di euro. Ma gli esperti spiegano che Oltrealpe si sono
mantenuti cauti sul prezzo finale, perché hanno chiesto alle aziende di
Tlc di garantire al sistema alti e costosissimi standard tecnologici.
Avranno non pochi benefici i produttori di tv e decoder, che oggi si
lamentano che i margini sono molto bassi, visto che per invogliare chi
la televisione la vede dal computer hanno deciso di abbassare i prezzi,
aumentando le strumentazioni tecnologiche e le app disponibili. Eppoi
potrebbero fare bingo le tante piccole Tv oggi in crisi, che nel
passaggio dai 700Mhz ai 500Mhz perderanno le frequenze: per loro è
previsto un lauto risarcimento. Si parla di una cifra tra i 50 e i 60
milioni di euro, non male per chi oggi fatica a trasmettere tutta la
giornata e rischia di portare i libri in tribunale.
Fonte: IL MATTINO.IT